(Vento – Onda e… Sherlock)
Il senso di proprietà non è prerogativa degli uomini. Vento e Onda – i nostri due Merens – adorano la capannina che abbiamo costruito nel grande paddock. Praticamente sembrano figurine del presepe attaccate con la colla al terreno. Da lì sotto escono solo in casi eccezionali.
Ieri, per dare modo a Gwen Ha Du di socializzare e di sgranchirsi un po’ abbiamo diviso il paddock in due e messo lui dalla parte della capannina, Onda e Vento nello spazio rimanente, in quanto molto più grande. Per la prima ora tutto è andato per il meglio: si guardavano, si odoravano, mangiavano in contemporanea – nel classico sistema equino “se tu fai una cosa la faccio pure io”. Poi ha cominciato a piovere. A quel punto Onda e Vento, senza pensarci troppo, hanno sfondato la barriera tra i due paddock e con le cattive hanno fatto sloggiare Gwenny dalla capannina.
(Gwenny)
Lui, gigante di una tonnellata, buono buono si è messo davanti all’uscita e con gli occhi ci chiedeva di portarlo via non capendo bene cosa avesse mai fatto per meritare, all’improvviso, tanto astio. Meglio così. Se lui e Vento avessero aperto un contenzioso equino, uno dei due sarebbe finito in clinica veterinaria con un centinaio di punti di sutura. Un po’ come gli umani dopo una riunione di condominio.
Caro il mio giudizioso piccino!
(Eccoci!)
Niente. E infatti sperimentiamo, per la prima volta tra qualche giorno, la semina di questo cereale. Iniziamo col Trigo – una qualità che va bene per il foraggio, non diventa troppo alto e non comporta poi la lavorazione di macina per la farina.
Poi, se la cosa ci piace, l’anno prossimo vorrei cimentarmi in una selezione adatta a produrre localmente delle farine genuine dal sapore antico. Vedremo.
Il terreno è pronto; arato concimato e fresato. Appena smette di piovere seminiamo. A mano.
Chi si ricorda le illustrazioni dei libri di scuola con il contadino che getta in alto un pugno di semi prendendolo dal grembiule ripiegato a mo’ di sacco? Ecco seguiremo proprio questa tecnica, sperando di riuscire a centrare i nostri solchi e non il prato del vicino.
Il grano, la storia del seme che si sviluppa e germoglia da sotto la neve, poi diventa spiga verde e poi bionda. I racconti della bisnonna di come si lasciava nell’aia a seccare e poi si batteva per farne uscire i chicchi che poi si portavano al mulino e il tutto diventava farina e poi pane è una delle “favole” che più mi affascinavano da piccola. Cose che mi sono rimaste. Altrimenti che ci farei qui
Oggi per la prima volta in assoluto, uno dei tre galli ha fatto dei tentativi di Chicchirichì un po’ stiracchiati. C’è molto da migliorare, soprattutto la tempistica visto che erano le 9,15!
Bubi – che prima passava tutto il giorno in giro per prati a caccia di farfalline – sente la mancanza della sua amica del cuore Twiggy e ormai non si separa mai da noi. Però è tranquillo.
Gwenn Ha Du ha fatto la sua prima passeggiata per prati e stradine con la sua mamma (io). La sua prima in assoluto da puledrino, aggiudicandosi un 10 e lode per docilità, attenzione e impegno (a parte un iniziale tentativo di partenza al galoppo giù per un dirupo, al quale non so come il cuore mi abbia retto). Alla fine della mezzoretta di lavoro era sudato come un lottatore di sumo. Quindi bagnetto e doppia razione di fioccato. Sono molto soddisfatta.
Sabato a Cairo Montenotte si svolge l’Oktoberfest locale. Naturalmente birra a gogo e amenità varie.
Prossimamente, altri imperdibili aggiornamenti
L’estate è finita e di mosche se ne vedono poche in città, ma noi contadini siamo ancora infestati dalle mosche, soprattutto in queste giornate ancora calde.
Siamo contrari agli insetticidi, che tra l’altro non possono essere usati ovunque (es. cucina).
Non ci volevamo credere, ma dopo che i proprietari di un ristorante – davanti al nostro stupore – ci hanno spiegato il motivo delle decine d cartelli appesi nel locale, abbiamo voluto provare questo insolito rimedio e.. funziona!!
Se volete liberarvi dalle mosche, scrivete in grande su un foglio il numero 58 e appendeteli per le stanze. Le mosche decodiferanno questo numero come un ragno e la sua tela e anche se presenti nella stanza, non voleranno più in giro per paura di finire mangiate!
Un’idea ecologica per l’anno prossimo.
Vento, vento e ancora vento. Da queste parti, è l’anno del vento. Forte e minaccioso.
Insopportabile, irritante quanto le mosche.
Ma poi, quando tutto è finito, il cielo diventa una specie di tela su cui le nuvole fanno da pittore.
Questa deve essere stata fatta dallo spirito vagante di Magritte.
Il nervosismo passa e subentra il pensiero. La Natura ha sempre un suo perché, che non sempre capiamo.
Prima
In tanti ci chiedete qualche informazione in più sulla nostra attività. L’intento di questo blog non è farci pubblicità, ma viaggiare attraverso le cose semplici dell’agricolturae condividerle. Presto faremo un sito per info commerciali. Comunque qualche anno fa io e altri soci abbiamo deciso di lasciare la città e trasferirci in quest’angolo di mondo che situato nell’entroterra ligure ma che dista venti minuti dal mare (Varazze, Savona e dintorni). Abbiamo ripristinato uno dei due ruderi (l’ex fienile, l’altro seguirà a breve), tirato su un piccolo gioiello di scuderia con 8 box per cavalli interamente coibentata, selleria, fienile, campetto in sabbia e paddock; abbiamo ripulito tutto il circondario (possediamo 10 ettari di terreno e il lavoro di riqualificazione dei boschi/castagneti andrà avanti per un po’) e iniziato a coltivare verdura a cui seguirà a breve l’impianto di alberi da frutta e di piccoli frutti. Tralasciando le peripezie burocratiche (siamo pur sempre in Italia), al momento siamo operativi nei seguenti settori:
– Vendita verdura, uova fresche, pollame, legna da ardere, fieno.
– Pensione cavalli.
– Passeggiate a cavallo nel meraviglioso circondario.
– Lezioni base d’equitazione (mise en selle) per adulti e bambini.
– Doma e/o addestramento puledri, recupero cavalli problematici.
– Settimane verdi per i periodi di vacanze scolastiche.
– B&B (2 camere)
– Organizzazione piccole feste, merende o grigliate con prodotti locali.
– Punto ristoro.
Dopo
Se volete altre informazioni mandateci una mail: laratatouille@alice.it e saremo felici di togliervi ogni curiosità.
Comunque, continuando a seguirci, mano a mano conoscerete i protagonisti di questa storia (animali inclusi).
Il raccolto dell’estate è terminato. Ciò che rimane di pomodori, zucchine, melanzane, cipolle, fagioli, fagiolini – il più solo fogliame – viene estirpato. Il terreno viene cosparso di letame (e qui non manca proprio, la produzione è copiosa); poi si ara e si fresa la terra, rivoltando le zolle che così potranno assorbire gradualmente il concime. Siamo pronti per la semina delle verdure invernali (cavoletti, porri, finocchi..). C’è lavoro per tutte le stagioni. La terra è dura da coltivare, anche con l’ausilio delle macchine, perché è… bassa! Ma la soddisfazione di raccogliere e offrire una verdura che sa di … verdura è tanta. Cosa che in città non si prova così facilmente, neanche nei posti migliori.
Anche spogliata dai suoi frutti la terra è affascinante ed evocativa. Questo è l’orto appena arato. Sembra un dipinto, un’armonia musicale. Perlomeno così appare a noi.
La Ratatouille è un concetto che porto con me fin da bambina quando mia nonna cucinava la sua versione personale – semplice e genuina – della “ratatuia”. Guardandola mischiare le coloratissime verdure (zucchina, carota, cipolla, melanzana, pomodoro, peperone e – a volte – patata), pensavo che anche se ognuna di esse aveva di per sé proprietà, gusto e possibilità di applicazione, se amalgamata alle altre si arricchiva di sapore diventando altro.
A La ratatouille si arriva come individuo ma amalgamandosi con altre alchimie, molto semplici ma appaganti, si ha la possibilità di sentirsi anche altro da noi.
Infatti, La Ratatouille mette a disposizione 10 ettari di terreno per passeggiate a piedi, tracking a cavallo, percorsi in mountain bike o semplicemente per trovare l’angolo giusto per ascoltare il vento.
E non si è mai soli. I nostri animali sono sempre una discreta compagnia e fonte di osservazione comportamentale.
Nelle giuste stagioni si va per castagne, fughi, tartufi. Oppure, vagabondando per campi e boschi, si ha l’opportunità di scorgere poiane, e svariati tipi di uccelli, volpi, cinghiali o caprioli.
Questo posto è natura e basta. Con la magia che questo comporta.
Qui è tutto strano. Non amo i cambiamenti. Ciò nonostante, non faccio che attuarli. Ma non cambia mai nulla. Forse non sono abbastanza radicali. Non come vorrei. C’è sempre qualcosa di cui tenere conto. O qualcuno. Le paure ancestrali poi dove le mettiamo? Quelle ci seguono in capo al mondo. Eppure ho imparato che se non vuoi cambiare tu, ci pensa il fato a presentarti il conto. Quindi meglio decidere con la propria volontà e la propria testa. Finchè si è in tempo.